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MARTA BONADONNA

INIZIARE UN PERCORSO DI PSICOTERAPIA
Andare dallo psicologo è una possibilità per "stare meglio"molto più percorribile che in passato. La vecchia nozione "è solo per i matti" per fortuna non ha più consenso oggi e stare bene con se stessi e soprattutto in relazione agli altri, è una delle priorità della quotidianità. Si decide di rivolgersi a uno specialista per diversi motivi che, per ogni persona, sono molteplici e comprensibili a volte solo a percorso terapeutico avviato. Di frequente si decide a prendere contatto con uno specialista quando il disagio percepito modifica sensibilmente il rapporto con gli altri, i cosiddetti invianti, che suggeriscono di andare dallo psicologo; ad esempio, i genitori in caso di figli adolescenti, gli insegnanti per comportamenti inattesi dei figli a scuola, il partner per dinamiche conflittuali o gli amici che da tempo vedono le difficoltà e pensano che si possa vivere con maggiore serenità. Alle volte il disagio emotivo di comportamenti sintomatici, che magari hanno accompagnato la vita per tanto tempo, diventa invalidante e intollerabile, come ad esempio l’ansia, le fobie, gli attacchi di panico, i comportamenti compulsivi, etc. Un cambiamento importante appena avvenuto o che sta per avvenire (la morte o la malattia di una persona cara, una separazione, il cambio di lavoro, etc) spesso spinge a cercare uno spazio di confronto psicologico per dare voce alle tante emozioni e comprendere la strada da percorrere.
Perchè il percorso terapeutico possa avviarsi e possa portare ai benefici desiderati, è necessaria, oltre alla consapevolezza, anche la disponibilità a mettersi in gioco e ad apportare dei cambiamenti, a volte anche molto importanti, nella propria vita. La psicoterapia sistemica propone al paziente una partecipazione attiva nel processo terapeutico a partire dall'indagine che ciascuno fa della propria storia e delle relazioni familiari significative. Questo “lavoro” permette di capire se stessi e dare un senso ai comportamenti che sembrano incomprensibili e determinano disagio e sofferenza.
Ecco delle parole dei pazienti espresse in terapia che penso possano essere esaustive e utili per scegliere di iniziare una terapia: "mi sento come se fossi più a fuoco... che il puzzle che è la mia vita si compone... sta prendendo forma"; "mi sembra di poter dire quello che pensavo impossibile e anche solo questo mi ha fatto stare finalmente bene", "rimuginare mi impediva di vivere, ora sento che me lo posso permettere!"; "conoscere le dinamiche della mia famiglia mi ha aperto un mondo... e l'ansia che mi ha sempre accompagnato è molto meno... e quando arriva mi chiedo cosa sia confuso intorno a me e mi metto alla ricerca anziché bloccarmi"; "gli attacchi di panico sono una storia passata, ho capito il senso della rabbia che mi ha sempre fatto scoppiare"; "ho trovato altre soluzioni anziché abbuffarmi di notte, non è mai stato della mia famiglia parlare anche delle proprie debolezze, ci provo io e mi fa stare molto meglio!"

L'ADOLESCENZA
L'adolescenza è un periodo particolarmente complesso per tutto il sistema familiare. I cambiamenti che si verificano in questa fase della vita sono molteplici e, pur essendo prevedibili, colgono sovente in maniera inaspettata tutte le persone coinvolte. Per un figlio adolescente METTERE IN CONNESSIONE IL PROPRIO CORPO CHE STA CAMBIANDO con gli accadimenti della vita e soprattutto con le ASPETTATIVE FAMILIARI e SCOLASTICHE non è una "cosa semplice". Spesso i genitori sentono di non capire i figli, si sentono "tagliati" fuori dalla loro vita e si interrogano sulla "normalità" dei loro comportamenti. I comportamenti sono sempre fonte preziosa di informazione e hanno sempre un senso quando viene connesso al mondo dei significati di ogni famiglia. Riconoscere la presenza di sintomi non è sufficiente a descrivere ciò che avviene in questa fase così delicata della crescita, né tantomeno a spiegare il perché di ciò che avviene a casa, a scuola, con gli amici, nelle relazioni sentimentali. Il confronto con uno psicoterapeuta permette a tutta la famiglia di ESPLORARE e DEFINIRE ciò che sta accadendo e insieme TROVARE NUOVE MODALITÀ DI RELAZIONE più consone e idonee al cambiamento che ogni momento della crescita richiede e che l'adolescenza, in modo unico e particolare, sollecita.

DSA, difficoltà di apprendimento
“E’ un DSA”, “ha la diagnosi di DSA”, “è così perché è DSA”, “sono DSA”, si ripete in queste frasi l'acronimo DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) che indica l'insieme dei PROBLEMI INCONTRATI NELL'IMPARARE A LEGGERE, SCRIVERE E FAR DI CONTO di tanti bambini delle scuole primarie e secondarie. Assistiamo a un incremento esponenziale di queste diagnosi, al ricorso a specialisti appositamente formati ai quali rivolgersi dopo i primi “segnali” di difficoltà dei bambini ad aderire al modello scolastico, a eseguire nei tempi “giusti” i compiti previsti dagli standard ritenuti fondamentali per seguire il percorso didattico nel quale sono inseriti. C’è spesso un’esigenza, spesso motivata da preoccupazione per il risultato “diverso” dei bambini, di capire “fin da subito” eventuali difficoltà per potervi comprensibilmente porvi rimedio, ma insieme, purtroppo, un’ASPETTATIVA anche eccessiva che la risoluzione e/o la convivenza con tali problemi avvenga grazie a un inquadramento diagnostico che però non mostra COME i bambini, in modo Diverso e Specifico, si avvicinano e affrontano i compiti necessari per Apprendere. La legge 170/2010, contiene le linee guida sia per i criteri diagnostici sia per gli interventi riabilitativi per disgrafia, dislessia, disortografia e discalculia, a seconda della prevalenza e della tipologia delle difficoltà presentate in BAMBINI CHE SONO INTELLIGENTI E CHE NON HANNO DEFICIT COGNITIVI.
Le famiglie sempre più spesso chiedono a noi psicoterapeuti esperti dell’età evolutiva un SUPPORTO PER COMPRENDERE QUESTA DIAGNOSI, per conoscere “l’oggetto DSA” così tanto diffuso ma non per questo conosciuto. Tante volte “il DSA” è accompagnato ad altre definizioni diagnostiche, come ad esempio ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività), o DOP (disturbo oppositivo provocatorio) o altre difficoltà relative al comportamento sia a scuola che a casa.
Da dove partire per conoscere e intervenire in un altro modo? Dalla raccolta e dalla comprensione dei tanti indicatori che consentono la lettura, la scrittura, il calcolo e al numero – come l’età, la lateralizzazione, essere destri o mancini, l’uso dello spazio, la padronanza del linguaggio, la motricità etc. Già a partire dalla scuola dell’infanzia infatti SI ALLENANO E SI ESERCITANO tutte quelle capacità che permettono di entrare poi nel mondo della scuola e assolvere alle sue tante richieste. NON SEMPRE QUESTO “PERCORSO” È LINEARE E SEGUE LE MODALITÀ E IL TEMPO “GIUSTO” PREVISTO DAL SISTEMA SCOLASTICO. E’ spesso evidente come la diagnosi “standard”, non sempre spieghi ai bambini e alle loro famiglie che cosa significhi avere una difficoltà dell’apprendimento. Questo rischia di renderli ingiustamente vulnerabili a continue esperienze di insuccesso che minano il senso di autostima così importante per crescere e apprendere con serenità. Appartenere al gruppo dei DSA, così numeroso nelle classi di oggi, non dispensa né compensa il sentirsi diverso e talvolta non del tutto compreso. In taluni casi succede di non essere riconosciuti per “come si è” e come si affronta la complessità delle sfide didattiche e educative, ma per il risultato che si ottiene in termini di errori di lettura, di calcolo, di ortografia e in generale di comportamento – che tanto pre-occupa il mondo adulto.
E’ fondamentale prendere un tempo per osservare come un bambino si muove, ad esempio, nello spazio del foglio, a partire sempre da come usa il proprio corpo, analizzare le produzioni grafiche sia a scuola (l’osservazione dei quaderni) sia “libere” nei disegni, porsi in ascolto delle descrizioni che i genitori fanno del proprio figlio/figlia rispetto alle richieste e ai risultati attesi; questi sono tutti passaggi e momenti fondamentali per fornire una spiegazione del perché l’apprendimento del proprio figlio abbia quelle specifiche caratteristiche e insieme offrire le necessarie indicazioni per affrontare serenamente le richieste della scuola. Diventa così possibile comprendere ulteriormente un fenomeno così complesso come l’apprendimento e metterlo in relazione ai tanti e diversi aspetti dello sviluppo, così come fornire delle risposte per sostenere e promuovere il benessere dei bambini non solo durante il tempo della scuola.
Le famiglie sempre più spesso chiedono a noi psicoterapeuti esperti dell’età evolutiva un SUPPORTO PER COMPRENDERE QUESTA DIAGNOSI, per conoscere “l’oggetto DSA” così tanto diffuso ma non per questo conosciuto. Tante volte “il DSA” è accompagnato ad altre definizioni diagnostiche, come ad esempio ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività), o DOP (disturbo oppositivo provocatorio) o altre difficoltà relative al comportamento sia a scuola che a casa.
Da dove partire per conoscere e intervenire in un altro modo? Dalla raccolta e dalla comprensione dei tanti indicatori che consentono la lettura, la scrittura, il calcolo e al numero – come l’età, la lateralizzazione, essere destri o mancini, l’uso dello spazio, la padronanza del linguaggio, la motricità etc. Già a partire dalla scuola dell’infanzia infatti SI ALLENANO E SI ESERCITANO tutte quelle capacità che permettono di entrare poi nel mondo della scuola e assolvere alle sue tante richieste. NON SEMPRE QUESTO “PERCORSO” È LINEARE E SEGUE LE MODALITÀ E IL TEMPO “GIUSTO” PREVISTO DAL SISTEMA SCOLASTICO. E’ spesso evidente come la diagnosi “standard”, non sempre spieghi ai bambini e alle loro famiglie che cosa significhi avere una difficoltà dell’apprendimento. Questo rischia di renderli ingiustamente vulnerabili a continue esperienze di insuccesso che minano il senso di autostima così importante per crescere e apprendere con serenità. Appartenere al gruppo dei DSA, così numeroso nelle classi di oggi, non dispensa né compensa il sentirsi diverso e talvolta non del tutto compreso. In taluni casi succede di non essere riconosciuti per “come si è” e come si affronta la complessità delle sfide didattiche e educative, ma per il risultato che si ottiene in termini di errori di lettura, di calcolo, di ortografia e in generale di comportamento – che tanto pre-occupa il mondo adulto.
E’ fondamentale prendere un tempo per osservare come un bambino si muove, ad esempio, nello spazio del foglio, a partire sempre da come usa il proprio corpo, analizzare le produzioni grafiche sia a scuola (l’osservazione dei quaderni) sia “libere” nei disegni, porsi in ascolto delle descrizioni che i genitori fanno del proprio figlio/figlia rispetto alle richieste e ai risultati attesi; questi sono tutti passaggi e momenti fondamentali per fornire una spiegazione del perché l’apprendimento del proprio figlio abbia quelle specifiche caratteristiche e insieme offrire le necessarie indicazioni per affrontare serenamente le richieste della scuola. Diventa così possibile comprendere ulteriormente un fenomeno così complesso come l’apprendimento e metterlo in relazione ai tanti e diversi aspetti dello sviluppo, così come fornire delle risposte per sostenere e promuovere il benessere dei bambini non solo durante il tempo della scuola.

LA SEPARAZIONE
i bisogni dei bambini
I figli sono sempre coinvolti nella separazione dei loro genitori, spesso non sanno con chi parlare del grande cambiamento che stanno vivendo. L'organizzazione della vita in due case, così come la nostalgia per la vita familiare insieme a entrambi genitori, la presenza dei nuovi compagni, ma spesso anche il sollievo per la fine dei conflitti sono i tanti temi che "riempiono" la testa dei figli che non sempre hanno occasione, spazi e tempi per condividere tutte le tante emozioni che provano. I figli hanno tante domande, desiderano avere delle informazioni, hanno piacere e bisogno di parlare anche per sentirsi meno soli. I Gruppi di parola sono uno spazio di incontro e di confronto tra pari: 4 incontri della durata di 2 ore rivolti a bambini tra i 6 e i 12 anni. I genitori sono invitati a una riunione informativa prima dell'avvio del gruppo e alla seconda ora del quarto incontro.

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